lunedì 19 febbraio 2018

Il chiacchierone



Quando mi organizzo per far del trekking e non riesco a conciliare con la signora (forse non vuole) allora non mi perdo d’animo in quanto non è mai stato un problema andare da solo.

Stare da solo è una cosa che so fare benissimo e sono convinto che nonostante si condivida la vita con una persona, ogni tanto ritagliarsi degli spazi propri è salutare in un rapporto.

Negli anni ho viaggiato tanto in solitaria (i viaggi migliori in assoluto) e mi hanno sempre fatto un misto di tenerezza è antipatia le domande del tipo “ma sei matto; vai da solo?”

Come se fare le vacanze in 32 fosse la soluzione ideale. Queste malinconia da liceali grazie al cielo le persi appena maggiorenne, non riesco a concepire una vacanza dove io debba passare la metà del tempo a decidere dove andare o peggio convincere gli altri a fare quello che voglio io J.

Insomma quando sono solo, mi piace stare solo, ma siccome il mondo è pieno di gente che non comprende questo desiderio, a volte mi chiedo se per caso come per una osmosi mal programmata, io possa attirare certi elementi disturbanti come carta moschicida.

Se isolarsi durante gli spostamenti con i mezzi è semplice, in quanto passo il 95% del tempo a leggere, in altre occasioni se il chiacchierone vuole aggredirti, la difesa da certi attacchi diventa complicata.

Un esempio su tutti, l’altra sera.


Tappa di uno dei miei weekend in trekking, che come spesso accade passo pernottando presso ostelli o istituti religiosi che offrono soluzione di mezza pensione.

Mi piace propendere per gli istituti religiosi quando possibile, per il silenzio, per la pace e per la possibilità di rinfrancarsi dopo una giornata di cammino.

Ora di cena, scendo verso il refettorio dove separati dagli ecclesiastici che mangiano in silenzio, vengo indirizzato verso una sala attigua dove mangiano gli ospiti.

Due tavoloni lunghi disposti parallelamente dove potrebbero cenare una trentina di persone. Sono il primo mi accomodo e nella pace più assoluta inizio a cenare. Passano pochi minuti e arriva una mamma che spinge una carrozzina con due bambini e il marito dietro. Solo che lui non è il marito.

La signora si sposta verso la parte opposta della sala (brava) mentre quello che credevo il marito, si ferma mi osserva e naturalmente decide di mettersi di fronte a me. E qui scatta l’allarme perché è chiaro che è il classico disturbatore che vuole chiacchierare.

Non mi sbaglio, nel giro di pochi minuti, vengo mitragliato da una serie di domande a raffica, che faccio, dove vivo, da dove vengo (il tutto naturalmente mentre mangia e quindi ruminando a bocca aperta come neanche un cammello). Io provo a resistere all’attacco frontale con risposte monosillabi anche perché percepisco un leggero accento familiare nella parlata e sono cosciente che se intuisce che il mio è uguale al suo sono fottuto.

Sarà chiacchierone ma è dotato di orecchio fine, si ferma mi guarda con cipiglio e mi chiede ma di dove sei? Quando gli ho detto che vengo da Bologna, qualche vocale leggermente aperta deve avermi tradito. Insomma scoperto non posso che confessare di essere siciliano come lui.

E’ la fine. Se prima lo sproloquio era della portata di un ruscello di montagna a fine settembre, adesso il suo parlare si trasforma in un fiume in piena durante il disgelo primaverile dopo una settimana di abbondanti piogge. Un misto di siciliano e italiano vomitato senza tregua. Non so come difendermi, a quel punto non gli importa neanche che io risponda, per lui l’importante è parlare. Finisce di mangiare e non contento mi dice andiamo a parlare da un’altra parte. Io provo a respingere l’attacco dicendo che l’indomani devo alzarmi alle 6 (che è vero tra l’altro) in quanto mi aspettano 25 km da fare a piedi.

Non si intenerisce, dai solo 5 minuti, insomma mi si prospettano due opzioni.

O prendo il mandarino che ho davanti e glielo ficco in bocca per farlo tacere o acconsento pur di farlo smettere.

Siccome non sono incline alla violenza, acconsento e lo seguo conscio che quello che sto vivendo deve essere qualche forma di espiazione (visto anche dove sono) delle mie colpe. E così dopo minuti di parole sparate nell’aria si raggiunge l’apice dell’assurdo.

Avendomi ben edotto su quanto gli manchi la Sicilia, il discorso vira, anzi lo vira lui senza alcun freno inibitorio, sulla politica e mi confessa che il 4 marzo bisogna votare Salvini. Decido che ne ho abbastanza e pronuncio la prima frase di senso compiuto dopo una serie di mah, bah, boh, si, forse, hai ragione.

Un terrone che vota Salvini, proprio non si può concepire, dico anche abbastanza contrito. Ma niente, il chiacchierone non si sconvolge anzi un diniego da parte tua gli dona la forza celeste per perseguire con maggior ardore la missione finale.

Deve convincerti che è nel giusto e che devi fare come dice lui.

Mentre lo sento sproloquiare sulla bontà della proposta salviniana, vengo salvato da una persona che conosce, si distrae, ne approfitto, sbadiglio in maniera evidente e chiedo di congedarmi in quanto devo proprio andare a dormire. Allora lui si alza e raggiunge l’apoteosi dell’invadenza. Mi chiede il cellulare che magari viene a Bologna a trovarmi.

Terrore, incredulità, per la testa ti passano mille scuse per respingere la richiesta, ma la mamma mi ha fatto educato e non mi va di dire bugie sotto una sequela di immagini sacre di santi e beati che mi guardano con fare ammonitorio. Così ho deciso di andare al martirio, lui trova un foglietto e scrive i suoi dati, poi lo piega a metà e me lo porge. Scrivo rassegnato il mio ed è qui che le forze del bene che adornano la sala dopo avermi ammonito a non scrivere nome o telefono falso, fiere della mia onestà, accorrono in soccorso e compiono l’inatteso miracolo.

Strappo in due il foglietto, ogni parte con i dati dell’altro e vi giuro, senza vedere, porgo a lui una parte ed io mi metto in tasca l’altra dopo averla a sua volta ripiegata.

Arrivato in stanza mi rendo conto del miracolo, io ho la parte con i miei dati e lui si è presa la parte con i suoi, sono salvo, basta andar via domani all’alba e il pericolo è da considerarsi definitivamente scampato.

L’indomani sono partito alla buon ora per evitare incontri sgraditi, e mi sono ritrovato come sempre a camminare di buona lena e invaso da un profondo senso di benessere e così mentre andavo, rigorosamente da solo, mi sono ritrovato a cantare. Una vita in vacanza, libertà e tempo perso e nessuno che rompe i …..

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